sabato 12 luglio 2014

5 Le civiltà antiche

LE CIVILTÀ ANTICHE

Diffusasi ampiamente sulla Terra, l'umanità divenuta in gran parte sedentaria sviluppò una propria cultura, diversa a seconda del luogo in cui viveva.
È bene riflettere sul significato di cultura (che, per quanto riguarda i popoli che si erano urbanizzati, viene chiamata anche civiltà).
Cultura significa
- lingua
- religione
- organizzazione socio-politica
- tradizioni e usanze della vita quotidiana (cioè nel modo di vestire, di mangiare, di vivere i rapporti famigliari e interpersonali, di lavorare, di festeggiare un avvenimento importante, eccetera)
- manifestazioni del pensiero (filosofia, morale) e dell'arte (pittura, scultura, architettura, musica, letteratura).
Ognuno dei popoli che visse nell'Età Antica aveva una propria cultura e quindi una propria lingua, religione, eccetera.
A scuola è impossibile studiare tutte le caratteristiche della cultura dei popoli antichi. Senza tener conto che noi europei abbiamo spesso una visione eurocentrica della storia, per cui tendiamo a mettere in secondo piano le civiltà che si sono sviluppate in Asia, in Africa, in America e in Oceania, con le quali – in realtà – non siamo venuti in contatto per molto tempo.
Ciò che si può fare a scuola è trovare alcune caratteristiche comuni nelle civiltà che sono alla base della nostra storia più diretta, che formano le radici del nostro modo di essere di oggi; queste civiltà sono quelle che sono nate nel Medio Oriente e si sono diffuse – con significative variazioni – nel continente europeo.
Vediamone gli aspetti più significativi.

LE LINGUE

Più che le lingue in sé (che sono oggetto di studi particolari assai specialistici – a parte il greco e il latino, ancora oggi presenti nei programmi scolastici di alcune scuole italiane) è interessante vedere come dai diversi linguaggi orali siano nate differenti scritture.
Il bisogno di scrivere era eminentemente pratico: i funzionari che raccoglievano i tributi e pagavano i salari ai lavoratori impiegati nelle opere pubbliche, dovevano tener conto di tutto quanto entrava ed usciva dai magazzini del palazzo reale o del tempio. Per far questo usavano dei disegni che raffiguravano in modo essenziale le quantità dei tributi.
Da questi primi disegni i funzionari svilupparono col tempo dei veri e propri sistemi di scrittura fondati su simboli; i primi furono probabilmente i Sumeri verso il 3.200 a. C., che trasformarono i loro disegni iniziali in segni fatti di linee e triangoli o cunei; per questo la scrittura sumerica è detta cuneiforme. Essa servì da modello per tutte le civiltà che abitarono la Mesopotamia, infatti anche gli Assiri e i Babilonesi usavano scritture cuneiformi.
Altri popoli (gli Egizi, gli Indiani, i Cinesi e – in tempi più recenti – i Maya in America) inventarono altri sistemi di scrittura, tutti piuttosto complicati; infatti, per saper scrivere ci volevano anni di studio e spesso solo i funzionari erano in grado di farlo (nemmeno i re erano sempre capaci di scrivere!).
Le cose divennero più facili, quando nel II millennio a. C. alcuni popoli della costa siriana inventarono la scrittura alfabetica, in cui ad ogni segno corrisponde un suono; si riuscì, in questo modo, con meno di 30 segni, a scrivere tutte le parole di una lingua.

Tavoletta sumerica con scrittura pittografica, da Gemdet Nasr (fine del IV millennio a. C.)

Tavoletta cuneiforme di epoca assira (XXIV secolo a. C.) il cui testo si riferisce alle conquiste
e all'impero del re Sargon di Akkad; nella parte inferiore è incisa una mappa geografica
con al centro la città di Babilonia

Tavoletta cuneiforme da Ebla (metà del III millennio a. C.)

Sigillo a stampo con figura maschile in lotta con due tigri e iscrizione in una forma di scrittura usata nella valle dell'Indo non ancora decifrata (III millennio a. C.)

Iscrizione geroglifica dal sarcofago di Petosiris (300 a. C. circa)

La stele di Nora, una delle più antiche epigrafi fenicie (fine dell'VIII - inizio del VII secolo a. C.)

Disegno in un papiro egizio

Rotoli di pergamena rinvenuti presso il Mar Morto con testo redatto in ebraico (II-I secolo a. C.)

LE RELIGIONI

La maggior parte delle religioni praticate nell'Età Antica erano politeiste, ossia i credenti veneravano tanti dèi, maschili e femminili, alcuni dei quali potevano avere l'aspetto di un animale. Ogni città aveva un suo dio protettore, ma con il passare del tempo alcuni dèi divennero più importanti di altri e il loro culto si diffuse in varie regioni.
Verso la metà del I millennio gli Ebrei abbandonarono la loro primitiva religione politeista e adottarono una religione rigorosamente monoteista.
In un periodo compreso tra la metà del II millennio e quella del I millennio a. C. in Asia si svilupparono alcune religioni con caratteristiche particolari:
- in Persia un profeta di nome Zoroastro fondò una religione dualista, cioè basata su 2 divinità opposte: un dio del bene e un dio del male;
- in India il monaco asceta Siddhārtha Gautama diede vita al Buddhismo, un tipo di spiritualità in cui gli dèi hanno poca importanza:
- in Cina Confucio predicò una nuova morale (cioè un modo di intendere i rapporti tra le persone) non basata sulla religione.
Tutte le religioni introdussero nel pensiero umano l'idea che la morte corporea non pone fine alla parte spirituale così essenziale negli esseri umani e che chiamiamo generalmente anima. Per alcune religioni l'anima continua a vivere in un aldilà misterioso, buono o cattivo a seconda del comportamento tenuto in vita. Per altre religioni dopo la morte l'anima ritorna a vivere in un altro corpo (questo fenomeno viene chiamato reincarnazione), migliore se ci si è comportati bene, peggiore se ci si è comportati male.
La pratica religiosa aveva bisogno di sacerdoti (cioè di persone capaci di comunicare con gli dèi e di interpretarne la volontà) e di templi (cioè di palazzi – spesso sontuosi – costruiti in onore delle divinità e in cui i fedeli potevano recarsi per pregare e rendere loro omaggio). I sacerdoti furono sempre persone di particolare prestigio sociale e i templi erano edifici importanti tanto quanto i palazzi reali.

Il dio Horo dipinto nella tomba di Horemheb a Tede (1319-1307 a- C.)
rappresentato in forma di falco

Statua di Buddha del I-II secolo d. C.


Il dio Anubi, l'imbalsamatore divino degli Egizi, raffigurato mentre imbalsama il corpo del defunto e ne prepara la mummia

L'ORGANIZZAZIONE SOCIO-POLITICA

L'esperienza quotidiana ci insegna che, quando una persona viene scelta come guida e capo di un gruppo, essa finisce per forza di cose con il differenziarsi dagli altri. Nell'Età Antica colui che venne scelto come capo della comunità (come abbiamo visto nella lezione precedente) si differenziò per il potere di cui godeva, ma anche per la ricchezza di cui disponeva.
La nascita degli stati (fenomeno politico fondamentale nella storia dell'umanità) provocò così una serie di differenze sociali profonde, che normalmente chiamiamo “nascita delle diverse classi sociali”. Un po' semplificando, possiamo dire che nell'Età Antica le classi sociali erano 3:
1- la classe superiore (o nobiltà), che aveva un ruolo importante all'interno della società e possedeva molte ricchezze; comprendeva naturalmente il re e i suoi parenti, ma anche altre categorie di persone, per esempio i proprietari di ampie terre, o gli alti funzionari al servizio del re (in particolare gli scribi, cioè coloro che sapevano leggere e scrivere), o i sacerdoti degli dèi più importanti, o a volte anche i generali che avessero vinto qualche guerra (anche se spesso la guida dell'esercito spettava al re stesso);
2- la massa del popolo, formata soprattutto dai contadini, dai piccoli commercianti e dagli artigiani che producevano oggetti di uso comune. Un po' al di sopra per condizioni di vita – ma senza appartenere alla classe superiore – possiamo collocare i commercianti che si procuravano merci ricercate in paesi lontani e gli artigiani che lavoravano i materiali più preziosi;
3- gli schiavi, uomini e donne privi di libertà, tant'è che erano di proprietà dei loro padroni, i quali potevano farne l'uso che volevano, anche ucciderli. Gli schiavi erano soprattutto prigionieri di guerra, ma potevano essere anche persone del popolo cadute in miseria e che, per sopravvivere, si vendevano a qualcuno.

Il re assiro Sargon II raffigurato in un rilievo da Khorsabad (VIII secolo a. C.)

Contadini egizi raccolgono il grano, nella decorazione della mastaba di Mereruka a Saqqara (seconda metà del III millennio a. C.)

Lastra di terracotta degli inizi del II millennio con la figura di un falegname al lavoro,
da Eshnunna (Mesopotamia)

Mercanti trasportano legname, da un rilievo dell'VIII secolo a. C. dal palazzo di Sargon a Khorsabad (Mesopotamia); il maggior volume dei traffici commerciali era costituito proprio da metalli e legname, necessario per le grandi opere edilizie

Schiavi al lavoro in un rilievo neoassiro del VII secolo a. C.

LE ATTIVITÀ LAVORATIVE

La divisione in classi sociali ci ha già fatto capire quali lavori venivano praticati nell'Età Antica.
Accanto alla massa dei contadini e al gran numero di schiavi impiegati come servi o nella costruzione dei grandi lavori pubblici (come le piramidi in Egitto), l'Età Antica vede l'affermarsi di due importanti categorie lavorative: quella dei mercanti (o, con termine più moderno, commercianti) e quella degli artigiani.
L'attività dei mercanti era resa necessaria dal grande bisogno di materiali che servivano per costruire argini e canali e per edificare i palazzi reali e i templi; spesso erano materiali che bisognava far arrivare da lontano. Inoltre materiali rari erano ricercati dai re e dai ricchi per le loro case e i loro abiti, e gli artigiani avevano sempre bisogno di materie prime da lavorare.
I mercanti usavano per i loro viaggi soprattutto le imbarcazioni: zattere, barche o navi in grado di affrontare il mare aperto. Dove non era possibile spostarsi sull'acqua, bisognava ricorrere ad asini e buoi. L'invenzione della ruota e del carro, avvenuta già alla fine del Neolitico, migliorò decisamente i trasporti terrestri.
L'attività degli artigiani si diffuse notevolmente, anzi, divenne proprio un'attività specialistica, che permetteva a chi la praticava di vivere del proprio lavoro e di non essere più (come accadeva prima) anche un contadino o un allevatore, che costruiva da sé gli strumenti di cui necessitava.
Gli artigiani producevano di tutto, dagli oggetti più semplici per la vita quotidiana agli ornamenti e alle abitazioni per il re.
Con il passaggio dal Neolitico all'Età Antica va ricordato, inoltre, che si passò anche dall'uso di strumenti in pietra a quello di strumenti di metallo (prima il bronzo, poi il ferro), i quali erano più precisi e resistenti di quelli in pietra.

Doppia scena in una decorazione dalla tomba di Nefer e Kakay a Saqqara (metà III millennio
a. C.): in alto schiavi nudi raccolgono il papiro, in basso un contadino con mandria di buoi

Modello di imbarcazione egizia in legno dipinto del 2.050 a. C. circa

Stele con rappresentazione di un mercante con bilancia e pesi, da Marash (Turchia)
VIII secolo a. C.

Stele assira con personaggi su un carro (I millennio a. C.)

Orefici egizi al lavoro, pittura dalla tomba di Nebamon e Ipuki (dipinta tra il 1552 e il 1297 a. C.)

Un falcetto e una zappa in bronzo del III millennio a. C., rinvenuti nell'Oman settentrionale

LA DONNA E LA FAMIGLIA

Nell'Età antica tra uomini e donne vi erano forti differenze: le donne erano spesso in una posizione di inferiorità, infatti, per esempio, le attività economiche che offrivano maggiori possibilità di guadagno erano riservate agli uomini e solo in alcune regioni, tra cui la Mesopotamia, le donne potevano lavorare per conto proprio e alcune riuscivano a diventare scriba o medico.
In famiglia la moglie era generalmente sottomessa al marito. Il matrimonio era di solito combinato dalle famiglie degli sposi, spesso quando questi erano ancora bambini. Quando il matrimonio veniva celebrato, si organizzava un banchetto, quindi la sposa andava a vivere nella casa del marito.
Non esisteva il divorzio, ma il marito poteva ripudiare la moglie, cioè allontanarla rompendo il matrimonio, soprattutto se non aveva figli o se si comportava in modo contrario alle regole.
Tra le classi superiori non era rara la poligamia, ossia la possibilità per l'uomo di sposare più donne.
I figli venivano educati in casa e imparavano a svolgere il lavoro dei genitori. Solo i figli destinati a diventare scribi andavano a scuola.

Gruppo in calcare raffigurante il faraone Micerino e la moglie Khamerernebti, risalente alla metà circa del III millennio a. C.
Gruppo statuario dell'artigiano-scultore Mainekhet con la sua famiglia (verso la metà del II millennio a. C.)

ASPETTI DELLA VITA QUOTIDIANA

La classe sociale a cui si apparteneva determinava tutti gli aspetti della vita quotidiana, dall'alimentazione all'abbigliamento, dall'abitazione ai divertimenti.
Per quanto riguarda l'alimentazione, i ricchi mangiavano non solo di più, ma anche in maniera più variata rispetto ai poveri; in caso di carestia (frequente quando vi erano guerre, siccità o inondazioni) era concreta la possibilità per i più poveri di morire letteralmente di fame.
I cibi erano diversi a seconda dei prodotti coltivati: i principali erano i cereali (grano e orzo in Medio Oriente, riso nell'Asia orientale, granoturco in America), che venivano consumati cotti, sotto forma di pane e focacce. La dieta era completata da ciò che la regione offriva: ortaggi, legumi, frutta, latte, uova, miele e, dove c'era un fiume o in riva al mare, pesce. La carne era consumata quasi soltanto dagli appartenenti alle classi superiori.

Semi bruciati di orzo (come quelli nell'immagine) sono spesso presenti nei siti archeologici mesopotamici, poiché a partire dal III millennio l'orzo copriva il 90 per cento della produzione cerealicola

Forme di pane, dal Museo dell'Agricoltura de Il Cairo



Aztechi che coltivano il mais e ne conservano il raccolto
(illustrazione del Codex Florentinus, redazione bilingue della seconda metà del XVI secolo
della Historia universal de las cosas de Nueva España del missionario Bernardino de Sahagún)

Scena di pesca dalla mastaba di Mereruka a Saqqara (seconda metà del III millennio a. C.)

La bevanda principale era l'acqua, ma erano apprezzati anche il latte e le bevande alcoliche (vino e birra), di cui si faceva largo uso durante i banchetti, organizzati anche dalla gente del popolo per festeggiare un matrimonio o una nascita.

Banchetto con i convitati che alzano i bicchieri in un brindisi, mentre un arpista allieta l'incontro (dallo stendardo di Ur, reperto sumero del 2.500 a. C. circa)

Scena egizia di vendemmia con 4 anfore vinarie
(dalla tomba di Nakht, prima metà del XIV secolo a. C.)

Donna egiziana che impasta i pani d'orzo dalla cui fermentazione si otteneva la birra
(verso la metà del III millennio a. C.)

Per quanto riguarda l'abbigliamento i membri della classe superiore indossavano abiti tessuti con materiali più pregiati (a volte anche importati da paesi lontani), colorati e decorati; inoltre i ricchi portavano collane, braccialetti, pettorali, cinture, anelli, orecchini in oro, argento e pietre preziose.
I poveri invece indossavano abiti molto semplici, di solito un gonnellino per gli uomini e una tunica per le donne. Gli schiavi (ma non solo) spesso lavoravano nudi o portavano solo una striscia di tessuto legata in vita.

 
Il re-sacerdote Lamgi-Mari di Mari, con l'abito tipico delle classi più elevate
della società mesopotamica (XXV-XXIV secolo a. C.)
Disegno di M. E. Flandin, rappresentante un bassorilievo assiro con due dignitari riccamente ingioiellati

Gioielli provenienti da Ur (metà del III millennio a. C.)

Copricapo femminile egizio in oro, turchese e corniola (seconda metà del II millennio a. C.)

Pettorale a forma di sacello, in oro e intarsi di cornalina e vetro di vari colori, con scarabeo alato affiancato da Iside e Neftis, dalla tomba di Tutankhamon (1341-1332 a. C.)

Scena agricola in una pittura egizia dell'XI secolo a. C.,
con una coppia di contadini variamente abbigliati

Operai vestiti solo di una striscia di stoffa dalla mastaba di Ti a Saqqara
(seconda metà del III millennio a. C.)

Si viveva soprattutto in piccoli villaggi, ma cominciavano ad esserci anche grandi città, cinte da mura, con strade, piazze ed edifici pubblici.
I materiali usati per costruire gli edifici erano quelli presenti nel luogo: mattoni crudi in fango o argilla, oppure legno dove c'erano boschi. Gli edifici importanti venivano edificati con materiali resistenti e pregiati, tipo la pietra o i mattoni cotti.
Le case dei ricchi erano più grandi e meglio arredate rispetto a quelle dei poveri, di solito provviste degli arredi essenziali.

Le rovine del villaggio operaio di Deir el-Medina, dove viveva la comunità del personale preposto alla costruzione e alla decorazione delle tombe reali e di quelle dei dignitari; è stato calcolato che in età ramesside vi vivessero almeno 400 persone

Disegno ricostruttivo del villaggio di Deir el-Medina, che comprendeva una settantina di abitazioni all'interno delle mura e circa 50 all'esterno

  Resti della cinta muraria interna di Babilonia. La città era protetta da 18 chilometri di mura, che racchiudevano un territorio quasi disabitato; all'interno di quest'area si trovava una doppia cinta a forma di quadrilatero lunga 8 chilometri, che proteggeva l'agglomerato urbano

  La porta di Ishtar, la più famosa delle 8 porte d'ingresso a Babilonia. Le pareti in mattoni sono decorate con rilievi di draghi e tori. La porta è stata ricostruita al Pergamon Museum di Berlino, utilizzando i mattoni smaltati trovati in loco

Se vuoi un breve approfondimento sulla Porta di Ishtar e la Strada delle Processioni di Babilonia, clicca sul link seguente:
 La Porta di Ishtar al Pergamon Museum di Berlino

Pittura egizia con arpista dalla tomba di Anherkha a Tebe (verso la fine del II millennio a. C.): le sedie su cui sono sedute le due signore sono di elegante fattura

Per la gente del popolo non c'era tempo libero dal lavoro; solo in occasione di particolari feste religiose le attività lavorative potevano essere sospese anche per qualche giorno. Per le classi superiori, invece, il tempo libero era molto: lo si passava organizzando banchetti, durante i quali danze e musiche rallegravano i convitati, oppure giocando (per esempio a scacchi) o andando a caccia (ma questo solo per i maschi).

Rilievo con il banchetto del re assiro Assurbanipal, che beve da una coppa con la regina
(VII secolo a. C.)

Rilievo con musici che suonano un tamburo (da Karkemish, sul fiume Eufrate, IX secolo a. C.)

  Gioco da tavola proveniente da Ur e risalente al III millennio a. C.

La regina Nefertari, moglie del faraone Ramesse II, mentre gioca a senet (una specie di scacchi o dama) in un tempio (dalla tomba di Nefertari presso Tebe – XIII secolo a. C.)

Dadi dalla Valle dell'Indo (III millennio a. C.)

Rilievo egizio con scena di caccia all'ippopotamo, nella mastaba di Ti a Saqqara
(metà del III millennio a. C.)

L'ARTE

Le diverse manifestazioni artistiche erano legate quasi esclusivamente alla religione o alla politica; con esse infatti si esaltavano i re e le loro gesta, oppure si onoravano gli dèi. I templi, dunque, e i palazzi reali (ma anche le tombe reali) erano edifici grandiosi, decorati con sculture e pitture.
Anche le opere letterarie di solito servivano per esaltare un re o una divinità e spesso contenevano un insegnamento morale.

  Le sfingi che accompagnano l'ingresso al tempio di Luxor (l'antica Tebe)

  Il tempio di Luxor era adorno di obelischi, colonne e statue gigantesche, 
come questa del faraone Ramesse II

Le piramidi egizie

 Pittura all'incirca della metà del II millennio a. C. , raffigurante il dio Ptah

 Disegno dal papiro di Heruben, che contiene il testo del Libro dei morti, un testo sacro dell'antico Egitto

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